sábado, 20 de diciembre de 2014

Il Papa: Chiesa sia madre non imprenditrice, potere ci fa sterili

La Chiesa sia madre, non imprenditrice. E’ quanto affermato da Papa Francesco nella Messa mattutina a
Casa Santa Marta, l’ultima del 2014 alla presenza di un gruppo di fedeli con omelia. Il Pontefice ha messo l’accento sulla “nuova Creazione”, rappresentata dalla nascita di Gesù, che rifà nuove tutte le cose. Il servizio di Alessandro Gisotti:

Due donne che da sterili diventano feconde. Papa Francesco ha sviluppato la sua omelia partendo dalle Letture del giorno che narrano le nascite miracolose di Sansone e Giovanni Battista. Nel Popolo di Israele, ha affermato, era “quasi una maledizione non avere figli” ed ha rammentato che nella Bibbia incontriamo tante donne sterili e lì “il Signore fa il miracolo”. La Chiesa, ha rilevato il Pontefice, mostra "questo simbolo di sterilità proprio prima della nascita di Gesù", anche per mezzo di una "donna incapace di avere un figlio per la sua decisione di rimanere in verginità”. Questo, ha commentato, è “il segno dell’umanità incapace di dare un passo in più”. Dunque, la Chiesa “vuol farci riflettere sull’umanità sterile”:

Sterilità e nuova Creazione
“Dalla sterilità, il Signore è capace di ricominciare una nuova discendenza, una nuova vita. E questo è il messaggio di oggi. Quando l’umanità è esaurita, non può andare più, viene la grazia e viene il Figlio, e viene la Salvezza. E quella Creazione esaurita lascia posto alla nuova creazione…”

“Questa ‘seconda’ Creazione quando la Terra è esaurita – ha proseguito – è il messaggio di oggi”. Noi, ha detto, aspettiamo Colui che è “capace di ricreare tutte le cose, di fare nuove le cose. Aspettiamo la novità di Dio”. Questo, ha ribadito, è Natale: “La novità di Dio che rifà, in un modo più meraviglioso della Creazione, tutte le cose”. Francesco ha evidenziato dunque che sia la moglie di Manoach, madre di Sansone, che Elisabetta avranno figli grazie all’azione dello Spirito del Signore. Qual è dunque il messaggio di queste letture, si chiede il Papa? “Apriamoci allo Spirito di Dio – è la risposta – Noi, da soli, non ce la facciamo. E’ lui che può fare le cose”:

Apertura alle novità di Dio
“Anche, questo mi fa pensare, alla nostra madre Chiesa; anche a tante sterilità che ha la nostra madre Chiesa: quando, per il peso della speranza nei Comandamenti, quel pelagianismo che tutti noi portiamo nelle ossa, diventa sterile. Si crede capace di partorire … no, non può! La Chiesa è madre, e diventa madre soltanto quando si apre alla novità di Dio, alla forza dello Spirito. Quando dice a se stessa: ‘Io faccio tutto, ma, ho finito, non posso andare in più!’, viene lo Spirito”.

Madre non imprenditrice
Una constatazione, questa, che ha suscitato al Papa una riflessione sulle sterilità nella Chiesa e l’apertura alla fecondità nella fede:

“E anche, oggi è un giorno per pregare per la nostra madre Chiesa, per tante sterilità nel popolo di Dio. Sterilità di egoismi, di potere … quando la Chiesa crede di potere tutto, di impadronirsi delle coscienze della gente, di andare sulla strada dei Farisei, dei Sadducei, sulla strada dell’ipocrisia, eh, la Chiesa è sterile. Pregare. Questo Natale anche faccia la nostra Chiesa aperta al dono di Dio, che si lasci sorprendere dallo Spirito Santo e sia una Chiesa che faccia figli, una Chiesa madre. Madre. Tante volte io penso che la Chiesa in alcuni posti, più che madre è una imprenditrice”

“Guardando questa storia di sterilità del popolo di Dio e tante storie nella Storia della Chiesa che hanno fatto la Chiesa sterile – ha concluso il Papa – chiediamo al Signore, oggi, guardando il Presepe”, la grazia “della fecondità della Chiesa. Che prima di tutto, la Chiesa sia madre, come Maria”.








Prayer of December 19th

Advent 2014 –prepared by the Versailles group – France


ENTRANCE SONG : People who are walking in the long night.
(https://www.youtube.com/watch?v=mTOmJAvX68k#t=12 ). This characteristic song of the Advent expresses how we are awaiting for « a new day ».

Reading of the Gospel. Mt 1,18-24 (The Annunciation to Joseph less known than the annunciation to Mary)

MEDITATION : Let the following words or phrases resound as a kind of lectio divina.

  • Mary prégnant by the action of the Holy Spirit. A fair man- secretly – project
  • The Lord’s angel appeared to him in his dream. Don’t be afraid – Mary, your wife
  • The child who is begotten in her comes from the Holy Spirit.
  • Jesus (that is to say : The Lord saves)
  • He will save his people from his sins
  • So that the prophet’swords be accomplished
  • Emmannuel which means « God with us »
  • A son to whom he gave the name of Jesus.
Reading of the « Prayer fot Advent » written by a group of the Eudist family (sisters of the Good Shepherd, of our Lady of Charity, of the Good saviour, a Eudist priest and a Eudist Associate) according to an original text by St John Eudes.

Prayer for the Advent
« Jesus, come to live in us »

Form Jesus in us, that’s the mystery of yhe mysteries.
It’s the best work of the Father, the son and the Holy Spirit.
It’s Mary’s work who said « Yes »
It’s the work entrusted to the Church
Make Jesus présent in the Eucharist
And form him in his children’s heart

O Jesus
Come now to form you in my heart
And in my soul, give me to live of your life,
To be filled by your thoughts,
To join you in all my acts, even the most ordinary ones.
Kindle in me the eagerness to love the Father
With the same love as yours.
Free my heart from the cares of myself, ofmy pride and my concert,
From all that leads us from you
So that you live and reign in me
And that you’ll be everything for me.

On my own, I can do nothing
I give myself and commit myself completely
To the power of your love.
O Jesus, come to live and love in us.

From St John Eudes OC1- p271-276

In those days when we are preparing Christmas let’s pray Jesus, Prince of Peace, an infant, mary’s son who comes to dwell : 

O Jesus, Prince of Peace, we pray for all the situations of misunderstanding which lead to violence, all the situations of war whichtear mankind. We specially pray for the Christian martyrs of our time in the middle
East, in China and in Mexico.They are for us the witnesses of a faith Alive until the end.

O Jesus, infant, we pray you for all the couples who have lost a child and for those who can’t have a child. Enlighten the scientists who consider man as a thing and make common merchandise of him.

Help mankind to understand that fecundity is lived in a diversity of realities.

O Jesus, Mary’s son, we pray you for all the mothers who look after the well-being of their family. Givet hem your mother as a model and a support in their mission in their family.

O Jesus, who comes to stay at Chistmas. We entrust you all the consecrated ones. Stand by each of them in their fidelity to follow you and let the Spirit of wisdom allow many young people to hear the call to a completely given and turned towards the others according to the Gospel.

O Jesus, we pray for Europe. Let the visit of Pope Francis to the european Parliament and the Council of Europe revive in everyone the joy of fraternity, the engagement towards the poor so that our society ceases being a culture of rejection. O Jesus, we pray you for all those who don’t know you, those who never hear of you. Give to the apostles of out time to be renewed to announce the Gospel to the world.

Our Father




Jean Eudes, une spiritualité presbytérale pour notre temps

Mgr Gérard Defois, archevêque émérite de Lille,
in « Prêtres diocésains », n°1511, novembre 2014, pp. 387-394.

Les conférences épiscopales du monde entier sont actuellement consultées sur l’opportunité de déclarer saint Jean Eudes « docteur de l’Église ». À certains cela semblera secondaire, mais pour une bonne part parce que nous ne vivons que dans l’instant, le témoignage affectif du vécu, sans considérer utile de visiter nos archives spirituelles. Nous sommes, par des revues et des livres récents, comblés d’excellentes propositions sur le ministère presbytéral. Aussi le détour vers les sources de la spiritualité de l’École française semble à certains relever d’un autre temps et d’un autre langage. Néanmoins je soutiendrai que les perspectives de Jean Eudes nous découvrent un autre relief du ministère quand il est inscrit dans l’ensemble du salut en Jésus-Christ pour notre pastorale « actuelle ».

Le pouvoir et la dignité du prêtre

L’expression fera bondir les prophètes contemporains d’une Église servante et pauvre dans l’esprit de Vatican II. Parce que nous ignorons la situation concrète des prêtres diocésains au XVIIe siècle avant la mise en place des séminaires et la création de formations issues du concile de Trente. Saint Vincent de Paul évoque ces desservants affectés au seul culte pour dire des messes à l’intention de populations angoissées par leur salut, à l’heure des guerres interminables, des épidémies et des schismes. Ordonnés comme « diseurs de messes », ils se trouvaient socialement rejetés, souvent méprisés comme des fainéants et des mendiants. Impuissants dans les relations de la société, ils devenaient des exclus de la vie commune.

Alors Bérulle et tant d’autres ont voulu rendre de la dignité aux prêtres ; ils ont « pouvoir sur Dieu » osera dire le cardinal. Dans cette même ligne Jean Eudes sera plus explicite : « Jésus, roi des hommes et des anges… n’obéit-il pas très ponctuellement à leur voix et à leur parole, et ne se rend-il pas entre leurs mains toutes fois et quantes qu’il leur plaît de l’appeler, s’il faut ainsi dire, par la consécration de son corps et de son sang, dans la très sainte Eucharistie ? N’ont-ils pas pouvoir sur son corps mystique, qui est son Église, sur son divin Esprit, sur sa grâce, sur ses mystères, puisque c’est par eux et par leur ministère que le Saint-Esprit est donné aux fidèles… N’est-ce pas pour cela que dans les saintes Écritures ils portent la qualité de dispensateurs des mystères de Dieu et de sa divine grâce ? » Et le saint fondateur de conclure : « Vous êtes la partie la plus noble du corps mystique du Fils de Dieu. Vous êtes les yeux, la bouche, la langue et le cœur de l’Église de Jésus .1 »

La dignité humaine du prêtre, son rang social, son pouvoir sur la société, autant de réalités nouvelles qui ont surgi avec la modernité dans le champ culturel du XVIIe siècle. Nous trouverons cette même insistance sur la dignité du prêtre chez Pie XI encore en 19352 . Au XVe et XVIe siècles les prêtres avaient été tenus en marge dans une société de la puissance et de la guerre, réduits pour beaucoup à un rôle de domestiques des princes pour assurer uniquement le culte et bénir les projets des puissants. Puis dans les sphères des intellectuels et des politiques ils furent réduits à leur « utilité sociale » pour maintenir l’ordre chez les petites gens sans culture. À l’heure où les évêques étaient des politiques, les religieux étant moines ou professeurs des universités, les prêtres diocésains se voient exclus d’une société qui se veut majeure par ses pouvoirs et sécularisée dans ses institutions juridiques et politiques. Comment redonner au clergé une signification sociale au nom même de sa spécificité non pas d’abord mondaine mais chrétienne ?


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1 Jean Eudes, Œuvres complètes du Vénérable Jean Eudes (O.C.), Tome III, « Le mémorial de la vie ecclésiastique », éd. Beauchesne, Paris, 1906, pp. 12-14.
2 Pie XI, Lettre encyclique « Ad catholici sacerdotii fastigium », La Bonne Presse, Paris, 1935, §4.


Jean Eudes ne craint pas d’en appeler à une échelle chrétienne des valeurs ; devant une opinion publique royaliste, il ose proclamer à la cour : « Bâtir des palais et des Louvres, faire des armées et marcher à leur tête, donner des batailles, remporter des victoires, assiéger des villes, les prendre, les piller, les saccager, conquérir des provinces et des royaumes, voilà les grandes actions des grands hommes du monde. Mais qu’est-ce que tout cela ? Vanitas vanitatum et omnia vanitas : ce n’est que vent, que fumée et que vanité, mais bien souvent ce n’est qu’abomination, parce que pour l’ordinaire toutes ces choses sont des effets de l’orgueil et de l’ambition des hommes… Mais apprendre à un enfant à bien faire le signe de la croix, donner au dernier de tous les hommes la moindre instruction pour son salut est chose plus grande devant Dieu que toutes les choses susdites.3 » Et de nouveau notre saint d’en conclure par cet appel à la dignité et au pouvoir spécifique du pasteur : « Ô missionnaires, que votre profession est sainte ! Que votre emploi est relevé, puisque vous êtes associés avec Dieu, avec l’Homme-Dieu, avec la Mère de Dieu, avec l’Église de Dieu, avec tous les Anges, avec tous les saints Apôtres, avec tous les saints du ciel, avec les personnes les plus dignes et les plus sacrées de la terre, dans une œuvre qui surpasse tous les autres œuvres qui se peuvent faire en l’univers.4 »

En amont de cette « théologie pastorale » du ministère, nous apercevons les premières lignes d’une nouvelle approche de la place de la religion dans la société. Quand la culture était rendue cohérente par les représentations et les activités du catholicisme, la société étant estimée globalement catholique, le prêtre était le « préposé aux services cultuels » dont l’ordre public était le garant. Le ministère diocésain se définissait par une fonction sociale et un service public, l’évêque était lui-même un haut fonctionnaire de l’État, ainsi les cardinaux sont promus ministres ou conseillers d’État ; Bérulle lui-même était « consultant » du pouvoir royal.

Mais Jean Eudes, Ollier et tant d’autres, après le concile de Trente, ont pris conscience de la nature proprement chrétienne du ministère. Ils devaient par là en signifier la différence et donc la séparation par rapport aux carrières mondaines. Alors pour l’École française le presbytérat ne consiste plus seulement dans le service cultuel, il est pouvoir spirituel reçu comme don de Dieu, il n’est plus apprécié d’abord selon son utilité fonctionnelle dans la société. Ainsi le pouvoir pastoral ne se fonde plus sur le système social mais sur l’action de Dieu par le Christ et dans l’histoire.

Dire aux prêtres avec Jean Eudes : « vous êtes des Jésus-Christ vivants et marchants sur la terre… vous représentez sa personne… vous tenez sa place… vous êtes revêtus de sa royauté, de son sacerdoce, de son autorité… vous agissez en son nom et de sa part… vous êtes employés dans ses plus grandes œuvres, vous avez à continuer la vie qu’il a menée sur la terre, et toutes les fonctions sociales qu’il y a exercées5 », c’est définir le service du prêtre par le haut, c’est-à-dire par un envoi du Seigneur et non par une délégation statutaire de la communauté comme l’avait préconisé Luther en 1520. Nous sommes au cœur d’un conflit des représentations du pouvoir.


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3 Jean Eudes, Le bon confesseur, O.C. IV p.189
4 Ibid. p. 195.
5 Jean Eudes, Le mémorial de la vie ecclésiastique, O.C. III p. 17.

Ce débat entre la fonction sociale et la mission spirituelle du ministre ordonné fut encore vif en France dans la deuxième partie du XIXe siècle, quand le clergé entreprit des œuvres sociales pour rechristianiser la France. Il eut même un prolongement dans la lettre du cardinal Suhard, Le Prêtre dans la cité, en 1949, mais aussi provoqua des tensions entre les prêtres ouvriers ou encore à la Mission de France. Sur quel pouvoir transcendant fonder la dignité du prêtre ? Comment ce prêtre peut-il faire la preuve d’une Église indispensable à l’humanité ? Comment concilier l’utilité sociale et la gratuité du salut ?

La vigueur de la pensée de Jean Eudes sur ce point tient à ce qu’il lie le ministère à l’envoi du Christ par le Père. Ainsi il ouvre une ligne christologique où Vatican II situera ensuite la succession apostolique comme matrice du sacrement de l’Ordre. Certes, cette compréhension du pouvoir ministériel veut ne rien devoir à la domination mondaine d’une population. Tous s’en méfient. Vincent de Paul sera très attentif à ce nécessaire « vide de soi » du prêtre pour que Jésus soit l’agent primordial de la vie pastorale6 . Et là, la « kénose » du Seigneur préludant à son retour vers le Père devient la référence de l’évangélisation selon Jean Eudes. La séparation du prêtre à l’encontre des mœurs de la société se veut un témoignage de la liberté évangélique du sacerdoce vécu en Christ.

« Faire parler Dieu »

« Que la bouche du prédicateur, c’est la bouche de Jésus qui est venu du ciel en la terre pour parler aux hommes, pour les instruire et pour leur annoncer les choses qu’il a entendues de son Père… Que la langue du même prédicateur, c’est l’instrument et la langue du Saint-Esprit… Que prêcher, c’est faire parler Dieu, lequel ayant parlé aux hommes, par les Prophètes dans l’Ancien Testament, et par son Fils dans la loi nouvelle, nous veut encore maintenant parler par les membres de son même Fils… Que l’origine de la prédication évangélique, c’est le sein de Dieu : puisque c’est de là qu’est sorti le Verbe, la Parole éternelle et le premier de tous les prédicateurs… Que la fin et le but de cette fonction céleste, c’est de faire naître et former Jésus-Christ dans les cœurs des hommes et de l’y faire vivre et régner.7 »

Selon l’introduction du livre de Jean Eudes Le Prédicateur apostolique, il semble que la prédication en ce
XVIIe siècle était devenue davantage un exercice mondain qu’une annonce de la bonne nouvelle à un peuple précis. Saint Jean Eudes y fustige vertement ceux qui ne parlent que d’eux-mêmes, veulent s’attirer des félicitations pour leurs artifices oratoires, séduisent par des anecdotes superficielles et citent davantage les penseurs grecs et romains, des philosophes païens que l’Évangile du Christ. Il critique le langage abstrait de la scolastique des prédicateurs qui laissent la vérité chrétienne en marge. Quant à la forme elle-même elle relevait davantage du théâtre mondain que de la Parole de Dieu annoncée.

Il semblerait aussi que Jean Eudes se soit inspiré d’une lettre de saint François de Sales à l’archevêque de Bourges. Les textes que nous venons de rappeler nous montrent combien la simplicité du langage et la profondeur mystique du propos conduisent le prédicateur à s’effacer lui-même pour laisser Dieu parler aux hommes ; alors la prédication devient parole et non discours, elle ouvre à des relations au Père puisqu’elle vient du sein même de la Trinité. Par ailleurs, il s’agit d’une « pédagogie mariale » en ce qu’elle entend faire naître le Christ et le former dans le cœur de ceux qui l’écoutent. Et là encore « parlant en Christ » le prédicateur apostolique retrouve les intentions et les dispositions qui étaient celles du Christ lorsqu’il parlait sur la terre.

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6 Saint Vincent de Paul, Avis à Antoine Durand, t. XI, pp. 343-344.
7 Jean Eudes, Le prédicateur apostolique, O.C. IV pp. 13-14.

Nous rencontrons l’esprit de ce qui inspirera la réflexion conciliaire de Vatican II Dei Verbum, les Pères l’ouvrent par ces mots : « En écoutant religieusement et proclamant avec assurance la Parole de Dieu le saint Concile fait sienne cette parole de saint Jean : “Nous vous annonçons la vie éternelle, qui était auprès du Père et qui nous est apparue : ce que nous avons vu et entendu, nous vous l’annonçons, afin que vous soyez en communion avec nous et que notre communion soit avec le Père et avec son Fils Jésus-Christ” (1 Jn 1, 2-3)... afin que, en entendant l’annonce du salut, le monde entier y croie, qu’en croyant il espère, qu’en espérant il aime.8 »

Comme dans l’expression de Jean Eudes nous trouvons ici un rapport à la Parole qui est de l’ordre de l’expérience spirituelle. Il ne s’agit plus d’un exposé abstrait de la doctrine, ni d’un commentaire exégétique sur un texte du passé, quasi mort, mais de faire naître une communion avec le Père et de Fils dans l’Esprit, et en même temps une communion en Église là où prend corps le Christ que la Parole fait naître et grandir.

Le pape François en son exhortation apostolique, la Joie de l’Évangile, souligne dans le même sens à propos de l’homélie : « Le prédicateur a la très belle et difficile mission d’unir les cœurs qui s’aiment : celui du Seigneur et ceux de son peuple. Le dialogue entre Dieu et son Peuple renforce encore plus l’Alliance qu’il y a entre eux et resserre le lien de la charité » (n. 143).

De Jean Eudes au Concile et au pape François nous reconnaissons la même démarche, celle de la création de relations et de dialogue ; il s’agit alors non pas d’une doctrine fermée sur un langage mais d’une communion dans une expérience commune dans la rencontre de Dieu qui parle en son Église par ses prédicateurs.

De Jean Eudes au Concile et au pape François, la Parole de Dieu apparaît comme une réalité dynamique et vivante, le prédicateur doit préparer la routVerbum, verra là une continuité historique de l’interprétation de la Parole par l’Église, si Dieu parle en elle, l’histoire de l’Église qui fait « parler Dieu » est tout entière tradition apostolique : « Ainsi l’Église, tandis que les siècles s’écoulent, tend constamment vers la plénitude de la vérité divine, jusqu’à ce que soient accomplies en elle les paroles de Dieu » (n. 8)). Loin, tant de la contre-réforme qui fera de la doctrine un donné statique à sauvegarder et du luthéranisme qui la limitera à une expérience individuelle de l’Écriture, la conception de la parole chez Jean Eudes se révèle active et « pérégrinante », grâce à des prédicateurs envoyés au service de l’intelligence de l’Écriture lue en Église. Et c’est là que sa pensée théologique trouve son originalité par une christologie engagée dans une histoire d’hommes nourris de la Parole vivante. Comprendre c’est vivre un message, en faire une expérience ressentie et non un simple transfert de savoirs religieux. Jean Eudes en tirera la conclusion pédagogique : la formation des futurs prêtres doit se faire d’abord par leur participation à des missions et non seulement par l’acquisition de connaissances et de diplômes en maisons d’enseignement.
e à l’instar de Jean Baptiste, favoriser cette circulation de la Parole à la fois dans le rapport à Dieu, presque contraint de se dire à l’appel du prêtre, et dans les échanges de la communauté où le Christ prend corps. La prédication en Église apparaît le principe herméneutique du discours de Dieu en son Peuple, là où le Verbe naît et prend corps. Le Concile, dans la constitution Dei

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8 Concile Vatican II, Constitution Dei Verbum, n°1.

Le « zèle » pour le salut du monde

La théologie de saint Jean Eudes se veut ainsi implantée dans la mission reçue du Christ : « Ô prêtres, que vous avez d’obligation à Dieu de vous avoir appelé à faire l’office de sauveurs avec le grand Sauveur du monde !… Travaillons, travaillons donc courageusement et constamment en ce grand œuvre. Mettons-y notre joie et notre félicité. Embrassons volontiers les peines qui s’y rencontrent, pour l’amour de celui qui en a tant souffert pour nous. Ayons pitié de tant d’âmes qui périssent tous les jours, créées à l’image de Dieu, rachetées du précieux sang de son Fils, et qui sont les âmes de nos frères et de nos sœurs.9 »

Il faut ici rappeler l’image du « « bon pasteur » chez Jean Eudes ; elle est tout entière finalisée par le salut des hommes : le prêtre, « un bon pasteur est un sauveur et un Jésus-Christ en terre » au point que toute activité, et les exercices de piété eux-mêmes doivent passer après une œuvre de salut pour un être humain. Il a sur ce point des expressions enthousiastes lorsqu’il définit « les qualités et excellences d’un bon Pasteur et d’un saint prêtre10 », il évoque sa dignité princière dans le Royaume de Dieu, mais aussi sa mission d’évangéliste et d’apôtre pour annoncer l’Évangile de Jésus-Christ, sa médiation entre Dieu et les hommes, mais pour lui ce n’est que la préparation au salut qui devient réel et effectif dans la célébration personnelle du sacrement de Pénitence. Pour vaincre le péché et les stratagèmes de l’esprit du mal, Satan. Sur ce point les écrits s’enchaînent chez Jean Eudes en trois livres : du Mémorial de la vie ecclésiastique au Prédicateur apostolique pour arriver au Bon confesseur. Mais la pointe du salut s’exprime le mieux dans le sacrement du pardon.
En situant cette observation dans le contexte d’une culture générale globalement catholique, nous comprenons que le salut est moins la découverte de la foi dans une société incroyante que l’accueil de la grâce du pardon chez les baptisés. Et le « bon confesseur » s’appuyant sur l’annonce du « prédicateur apostolique », l’approfondissant, se révèle un éducateur de la foi active et de la charité. C’est par le « travail » préalable à l’absolution que le pasteur guide en juge. Cet aspect judiciaire est important ici, Jean Eudes en souligne les exigences et les nombreux risques, il prévient : « Ne vous ingérez pas dans l’office de juge, spécialement de juge spirituel des âmes, si vous n’avez pas assez de force pour détruire l’iniquité partout où vous la trouverez, même dans les puissances du siècle.11 » C’est dire que ce ministère est jugement et combat contre le mal collectif.

Définir la tâche et l’identité spirituelle des prêtres fut l’intention profonde du Mémorial de la vie ecclésiastique, le Bon confesseur, lui, met au premier plan la coopération du prêtre au salut : C’est pourquoi Jean Eudes souligne : « afin d’allumer et d’enflammer ce saint zèle dans leurs cœurs, il est bien à propos de faire voir ici combien c’est une chose grande, sainte, divine, agréable à Dieu, que de coopérer avec lui au salut des âmes.12 »

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9 Jean Eudes, O.C. IV pp. 194-195.
10 Jean Eudes, O.C. III p. 22.
11 Jean Eudes, O.C. IV p. 255.
12 Ibid. p. 166.

Conclusion

Restaurer la dignité du prêtre en le « configurant » au Christ marchant en ce monde, lui redonner souffle et grandeur dans la prédication de la Parole de Dieu, susciter son « zèle » comme coopérateur de Dieu dans sa volonté de salut des hommes, manifeste bien le souci missionnaire de saint Jean Eudes en qualifiant théologiquement et spirituellement le ministère.

Lorsque l’Église devant la culture moderne s’est trouvée dessaisie de son pouvoir social et de ses fonctions politiques ou culturelles, elle a été renvoyée à son identité apostolique. Sur ce point les temps modernes marquent toujours nos mentalités, ils nous contraignent à définir le prêtre en termes évangéliques, y compris dans ses engagements au service des hommes. En ce sens l’expérience d’une théologie pastorale comme l’envisageait saint Jean Eudes sollicite notre esprit pour dire dans les mœurs de notre temps « le grand œuvre de l’Homme-Dieu, Jésus-Christ Notre Seigneur ».
 

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Ce texte est publié sur le site avec l’aimable autorisation de la revue « Prêtres diocésains ». 
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Bulletin 91 - AACE France

 
des Amis, Associés et Collaborateurs des Eudistes

viernes, 19 de diciembre de 2014

Oración de 19 de diciembre

Adviento 2014 – Preparada por Francia (Grupo de Versalles)


Canto Inicial: Las personas que caminan en la noche 
Esta canción tipica de Adviento habla de nuestra expectativa de un nuevo día.

La lectura de la Palabra de Dios: Mt. 1, 18-24
(el anuncio a José, menos conocido que el anuncio María)

Ahora, aquí es cómo Jesucristo fue engendrado: María, su madre, estaba comprometida con José; pero antes de que vivieran juntos, quedó embarazada por obra del Espíritu Santo. José su esposo pensó despedirla, pero como eraun hombre justo, decidió actuar discretamente para no difamarla.

Como él había decidido este proyecto, el ángel del Señor se le apareció en sueños y le dijo: "José, hijo de David, no temas recibir a María tu esposa, atu casa; porque el niño es concebido por obra del Espíritu Santo; tu eres el que le pondras el nombre al hijo que dará a luz, y lo llamarás Jesús (es decir: El Señor, salva), porque él salvará a su pueblo de sus pecados. Todo esto sucedió para que se cumpliese la palabra del Señor había dicho por medio del profeta: “He aquí que la virgen concebirá, y dará a luz un hijo; le pondrán por nombre Emmanuel, que significa "Dios con nosotros"
Cuando José se despertó, hizo lo que el ángel del Señor le había mandado, y tomó consigo a su esposa. Y sin que hubieran tenido relaciones con ella, dio a luz a un hijo, y le puso por nombre Jesús.

Tiempo de meditación personal: reflexionemos en nosotros tales palabras y frases, como una forma de la lectio divina:

  • María encinta por obra del Espíritu Santo; un hombre justo; en lo secreto; decide vivir un proyecto
  • El ángel del Señor le aparecio en un sueño; No temas; María tu esposa
  • El niño que ha sido engendrado en ella es del Espíritu Santo; Jesús: es decir, el Señor salva
  • Él salvará a su pueblo de sus pecados
  • Para que se cumpliese la palabra del profeta
  • Emmanuel, que significa "Dios con nosotros"
  • Un hijo y le puso por nombre Jesús.

"Oración de Adviento", fue escrita por un grupo de la gran familia eudista de Francia (Hermanas del Buen Pastor, las hermanas de Nuestra Señora de la Caridad del Buen Pastor, las hermanas del Salvador, los Padres eudista, los asociado Eudistas) como un texto original de San Juan Eudes.

"Jesús, Ven a vivir en nosotros"

Formar a Jesús en nosotros, que es el misterio de los misterios.
Esta es la mejor obra del Padre,
del Hijo y del Espíritu Santo
Es la obra de María, que dijo "sí"
Es la obra encomendado a la Iglesia:
hacer presente a Jesús en la Eucaristía
y formarlo en el corazón de sus hijos.

Oh Jesús,
Ven ahora a formarte en mi corazón
y en mi alma, hazme vivir de tu vida,
para ser habitado por tus pensamientos,
a unirse a ti en todas mis acciones
incluso las más ordinarias.
Enciende en mí el deseo de amar al Padre
con el mismo amor que tu le tienes.

Libera mi Corazón de preocupaciones,
de mí mismo, de mi orgullo y mi vanidad,
todo eso lejos de ti
para que tu vivas y reines en mí
y seas todo para mí.

Solo no puedo hacer nada.
Me entrego y me abandono por entero
al poder de tu amor.
O Jesús, ven a vivir y amar en nosotros.

de un texto de san Juan Eudes - OC I, p.271-276

En estos momentos en que nos preparamos para la Navidad, oremos a Jesús: el Príncipe de la
Paz, niño pequeño, hijo de María, que viene a habitar entre nosotros:

Oh Jesús, Príncipe de la Paz, oramos por todas las situaciones de malentendidos que conducen a la violencia, por todas las situaciones de guerra que desgarran al hombre, te confiamos particularmente a los mártires cristianos de nuestro tiempo: en el Medio Oriente, China y México. Ellos son nuestros testigos de una fe vivida hasta el fin ...

Oh Niño Jesús, niño pequeño, te pedimos por todas las parejas que han perdido un hijo y los que no pueden tener hijos. Ilumina científicos que materializan al hombre y lo convierten en una mercancía vulgar. Ayuda al hombre a comprender que la fertilidad se vive en una variedad de situaciones y realidades.

¡Jesús, hijo de María, te pedimos por todas las madres que se dan a sí mismos para el bienestar de su familia. Dales a tu madre como modelo y apoyo, en su misión unificadora de la familia.

Oh Jesús, que vienes a quedarte en Navidad. Te encomendamos a todas las personas de vida consagrada. Sosten a todos ellos en su fidelidad de seguirte y que la sabiduría de Espíritu permita que muchos jóvenes escuchen la llamada, a una vida radicalmente dada,vivida y en torno al otro, siguiendo los consejos evangélicos.

Oh Jesús, oramos por Europa: que la visita del Papa Francisco al Parlamento Europeo y al Consejo de Europa reavive en todos la alegría de la fraternidad, compromiso con los pobres, para que nuestra sociedad deje de ser un rechazo a la cultura.

Oh Jesús, te pedimos por todos los Tibios, Por toooodos los que no te conocen, los que nunca ha oido hablar de ti. Y otorga a los apóstoles de nuestro tiempo la renovación en su interior para que anuncien la Buena Nueva al mundo.


Padre nuestro

Oración final.




jueves, 18 de diciembre de 2014

Avis de décès du Monseigneur Claude FRIKART

Le Père Pierre-Yves PECQUEUX,
Supérieur de la communauté Bienheureux-Hébert de Paris
nous fait part du décès de

Monseigneur Claude FRIKART

le 18 décembre 2014 à la Maison des Petites Soeurs des Pauvres (75007) à l’âge de 92 ans.
Que le Père l’accueille dans Sa maison !

Ses obsèques auront lieu le mardi 23 décembre à 10h30
en la cathédrale Notre-Dame de Paris. Elles seront présidées
par son éminence le cardinal André VINGT-TROIS, archevêque de Paris,
et suivies de l’inhumation en la même cathédrale
dans le caveau des évêques auxiliaires.

Né à Ermont, diocèse de Pontoise, le 5 mars 1922, Claude FRIKART fait ses études secondaires au collège Saint-Sauveur de Redon (1935-1940), puis au lycée Rocroy-Saint-Léon à Paris (1940-1941).

Entré chez les Eudistes, le 22 septembre 1942, au séminaire de la Roche-du-Theil (35), il y fait ses études ecclésiastiques : la philosophie scolastique de 1942 à 1945, puis la théologie de 1945 à 1948.

Incorporé à la Congrégation de Jésus et Marie, le 28 septembre 1946 à la Roche-du-Theil, il est ordonné prêtre dans la collégiale Saint-Sauveur de Redon le 2 juillet 1948.

Ses premières obédiences l’envoient dans les collèges eudistes. D’abord surveillant des grands à Saint-Sauveur de Redon (1949-1950), il est ensuite nommé préfet à Sainte-Marie de Caen (1950-1958).

Il est alors envoyé en Afrique de l’Ouest parmi les tous premiers Eudistes en Mission sur ce continent. Il vit tout d’abord à Bouaké (Côte-d’Ivoire) en 1958-1959, où il assure l’aumônerie des lycées de la ville tout en prospectant pour préparer l’établissement du premier grand séminaire pour le pays. Finalement, les évêques choisissent un lieu plus proche d’Abidjan, et c’est à Anyama que le séminaire est construit. En septembre 1959, le séminaire ouvre ses portes et le P. Frikart y est professeur et économe de 1959 à 1965. En 1965, il devient supérieur du séminaire et de la communauté eudiste, jusqu’en 1971. De 1971 à 1983, il est curé de la paroisse du Saint-Esprit, à Paris, et supérieur de la communauté eudiste ; de 1975 à 1983 il devient doyen des paroisses du 12ème arrondissement de Paris.

Nommé par le cardinal Jean-Marie LUSTIGER vicaire épiscopal pour les migrants en 1983, il réside à la paroisse Saint-Jacques du Haut-Pas et devient dès 1984, vicaire général de l’archidiocèse de Paris.

Le 21 juin 1986, le pape le nomme évêque titulaire de Summula et auxiliaire de l’archevêque de Paris, le cardinal LUSTIGER ; il est ordonné le 2 septembre 1986 en l’église Saint-Sulpice. Au cours de son épiscopat, il s’occupa particulièrement des questions touchant à l’immigration dans le diocèse de Paris. Son côté fraternel et ouvert en fit un évêque auxiliaire très apprécié des prêtres du diocèse. Ayant atteint 75 ans, il renonce à sa charge, le 2 septembre 1997, et réside alors à la maison Saint-Augustin à Paris, où il est directeur spirituel des jeunes en année propédeutique, tout en étant rattaché à la communauté eudiste du Bienheureux-Hébert (14°).

On ne pas dire que Mgr FRIKART ait vraiment pris sa retraite. Toujours prêt à rendre service, il confirme, ordonne, prêche des retraites, spécialement aux prêtres. En 1999-2000, il est administrateur apostolique du diocèse de Pontoise, en attendant la nomination de Mgr RENAUDIN. Il restera ensuite présent à la maison Saint-Augustin, où, tout en continuant l’accompagnement de quelques jeunes, il s’occupe de l’aumônerie des soeurs augustines. À l’été 2011, il déménage et est accueilli à la maison des Petites Soeurs des Pauvres, avenue de Breteuil à Paris. Il continue de s’intéresser toujours au diocèse de Paris, participant aux grands moments de celui-ci et entreprenant d’écrire une histoire de l’immigration des XIX° et XX° siècles pour le diocèse de Paris. En septembre 2011, Mgr FRIKART a célébré ces 25 ans d’épiscopat lors d’une célébration à la cathédrale Notre-Dame de Paris, où il va maintenant reposer.

Intéressé par les questions d’Histoire, attentif à la vie de l’Église en Afrique et ouvert aux attentes des séminaristes actuels, Mgr Claude FRIKART aura cherché à servir l’Église en ces temps qui sont les nôtres avec force et de grand coeur. Comme le prescrivent nos Constitutions, nous célébrerons deux fois la messe à son intention et continuerons à prier pour lui.

Laurent Tournier, c.j.m.
Provincial de France des Eudistes



​Compleanno con i poveri

Festa di compleanno per il Papa in piazza San Pietro. Con otto poveri di Roma a fargli il regalo più gradito: un mazzo di girasoli che hanno voluto comprare perché «guardano verso il sole e così non perdono mai la speranza». A consegnare l’omaggio floreale è stato Ominiabons, un giovane nigeriano. Commosso, il Papa ha fatto a sua volta un regalo a ciascuno di loro con un particolare abbraccio a un giovane musulmano che festeggiava anch’egli oggi il compleanno.

Ad accompagare i poveri in piazza, facendo loro «una sorpresa», è stato l’arcivescovo elemosiniere Konrad Krajeweski. Stamani è uscito di buon ora dal Vaticano con il suo pulmino ed è andato nel dormitorio aperto dalle suore di Madre Teresa in via Rattazzi, alla stazione Termini. Qui ha invitato cinque persone all’incontro con il Papa, insieme a don Giovanni, un sacerdote polacco che ha scelto di vivere in quella struttura di accoglienza nel periodo dei suoi studi romani. Poi è passato anche a prendere tre anziane donne con disturbi psichici, assistite nella Casa dono di Maria in Vaticano.

Il gruppo — composto da un nigeriano, un marocchino, un polacco, un albanese, una slovacca, una romena e due italiani — è arrivato in piazza giusto in tempo per l’udienza e ha occupato il posto riservato dalla Prefettura della Casa Pontificia: in prima fila, proprio accanto alle persone malate che il Papa ha salutato personalmente, a una a una. E proprio alle mense per i poveri romani sarà destinato un altro regalo per Francesco che arriva oggi in Vaticano dalla Spagna: ottocento chili di polli offerti, come anche un anno fa, dalla cooperativa Coren. L’idea è venuta a un bambino, figlio di uno dei responsabili.

Particolarmente gradito al Papa, poi, il regalo venuto dalla Corea: un pacco di biscotti, preparati e confezionati dai ragazzi disabili del Villaggio dei fiori che Francesco ha avuto modo di incontrare, ad agosto, nel suo viaggio in Asia. Ha fatto da tramite per questo significativo dono la giornalista Hwang Soo Kyung, della Korean broadcasting system, che ha portato anche un video con tanti messaggi di ringraziamento al Pontefice per la sua visita.

Così come altri graditi regali sono stati la torta con i colori dell’Argentina, con tanto di soffio sulle candeline, presentata da un gruppo di legionari di Cristo, durante il giro con la jeep. E anche la festosa presenza di tremila ballerini di tango che, proprio in onore del Papa, al termine dell’udienza hanno ballato in piazza Pio xii. «Il tango è un abbraccio e dove ci si abbraccia non c’è violenza» dice Cristina Camorani, promotrice dell’iniziativa. Prima dell’udienza, all’arco delle campane, l’arcivescovo Agostino Marchetto gli ha presentato, con i curatori, contenuti e catalogo della mostra «I Papi della speranza», allestita a Castel Sant’Angelo e aperta fino all’11 gennaio.

Quella di stamani è stata l’ultima udienza dell’anno. La Prefettura della Casa Pontificia ha reso noto che nel 2014 sono state 1.199.000 le persone che hanno partecipato alle quarantatré udienze. Il prossimo incontro del mercoledì sarà il 7 gennaio 2015.




Saludo de Navidad y Año Nuevo - CFNE



Prière du 19 décembre

Avent 2014 – Préparation par la France (groupe de Versailles)


Chant d’entrée : Peuples qui marchez dans la longue nuit
(https://www.youtube.com/watch?v=mTOmJAvX68k#t=12 ). Ce chant caractéristique du temps de l’Avent dit bien notre attente d’un jour nouveau.

Lecture de la Parole de Dieu : Mt 1, 18-24 (l'annonce à Joseph, moins connu que l'annonce à marie)

Or, voici comment fut engendré Jésus Christ : Marie, sa mère, avait été accordée en mariage à Joseph ; avant qu’ils aient habité ensemble, elle fut enceinte par l’action de l’Esprit Saint. Joseph, son époux, qui était un homme juste, et ne voulait pas la dénoncer publiquement, décida de la renvoyer en secret. Comme il avait formé ce projet, voici que l’ange du Seigneur lui apparut en songe et lui dit : « Joseph, fils de David, ne crains pas de prendre chez toi Marie, ton épouse, puisque l’enfant qui est engendré en elle vient de l’Esprit Saint ; elle enfantera un fils, et tu lui donneras le nom de Jésus (c’est-à-dire : Le-Seigneur-sauve), car c’est lui qui sauvera son peuple de ses péchés. » Tout cela est arrivé pour que soit accomplie la parole du Seigneur prononcée par le prophète : Voici que la Vierge concevra, et elle enfantera un fils ; on lui donnera le nom d’Emmanuel, qui se traduit : « Dieu-avec-nous » Quand Joseph se réveilla, il fit ce que l’ange du Seigneur lui avait prescrit : il prit chez lui son épouse, mais il ne s’unit pas à elle, jusqu’à ce qu’elle enfante un fils, auquel il donna le nom de Jésus.

Temps de méditation personnelle : laissons ré »sonner en nous ces mots ou expressions, comme une forme de lectio divina :

  • Marie enceinte par l’action de l’Esprit Saint ; un homme juste ; en secret ; projet ;
  • l’ange du Seigneur lui apparaut en songe ; ne crains pas ; Marie, ton épouse ;
  • l’enfant qui est engendré en elle vient de l’Esprit Saint ; Jésus (c’est-à-dire le Seigneur sauve)
  • c’est lui qui sauvera son peuple de ses péchés
  • que soit accomplie la parole du prophète
  • Emmanuel qui se traduit « Dieu avec nous »
  • un fils auquel il donna le nom de Jésus.

Lecture de la « Prière pour le temps de l’Avent » qui a été rédigée par un groupe de la grande famille eudiste de France (sœur du Bon Pasteur, sœur de Notre-Dame de Charité, sœur du Bon Sauveur, prêtre eudiste, associé eudiste), selon un texte original de Saint Jean Eudes.

Prière pour le temps de l’Avent


« Jésus, Viens vivre en nous »

Former Jésus en nous, voilà le mystère des mystères.
C’est la plus belle œuvre du Père,
du Fils et de l’Esprit Saint
C’est l’œuvre de Marie qui a dit « oui »
C’est l’œuvre confiée à l’Eglise :
rendre Jésus présent dans l’Eucharistie
et le former dans le cœur de ses enfants.

Ô Jésus,
viens maintenant te former dans mon cœur
et dans mon âme, donne-moi de vivre de ta vie,
d’être habité par tes pensées,
de te rejoindre en toutes mes actions
même les plus ordinaires.
Allume en moi le désir ardent d’aimer le Père
du même amour que toi.
Libère mon cœur de la préoccupation de moi-même,
de mon orgueil et de ma vanité,
de tout ce qui détourne de toi
pour que tu vives et règne en moi
et que tu sois tout pour moi.

Tout seul je ne peux rien.
Je me donne et m’abandonne entièrement
à la puissance de ton amour.
Ô Jésus, viens vivre et aimer en nous.

à partir d’un texte de saint Jean Eudes - OC I, p.271-276



En cette période où nous préparons Noël, prions Jésus Prince de la Paix, petit enfant, fils de Marie qui vient demeurer :

Ô Jésus, prince de la paix, nous te prions pour toutes les situations de malentendus qui mènent à la violence, toutes les situations de guerre qui déchirent les hommes Nous te confions particulièrement les chrétiens martyrs de notre temps au Moyen Orient, en Chine et au Mexique. Ils sont pour nous des témoins d’une foi vécue jusqu’au bout…

Ô Jésus, petit enfant, nous te prions pour tous les couples qui ont perdu un enfant et ceux qui ne peuvent pas avoir d’enfant. Eclaire les scientifiques qui chosifient l’homme et en font une vulgaire marchandise. Aide l’homme à comprendre que la fécondité se vit dans une diversité de réalités. 

Ô Jésus, fils de Marie, nous te prions pour toutes les mamans qui se donnent au bien-être de leur famille. Donne leur ta mère pour modèle et soutien dans leur mission fédératrice de la famille.

Ô Jésus, qui vient demeurer au moment de Noël. Nous te confions toutes les personnes de vie consacrée. Soutiens chacun dans sa fidélité à te suivre et que l'Esprit de sagesse permette que de nombreux jeunes entendent l’appel à une vie radicalement toute donnée et tournée vers les autres, en suivant les conseils évangéliques.

Ô Jésus, nous prions pour l’Europe : que la visite du Pape François au Parlement européen et au Conseil de l'Europe ravive en chacun la joie de la fraternité, l'engagement auprès des pauvres afin que notre société cesse d'être une culture de rejet.

Ô Jésus, nous te prions pour tous les tiède, ttous ceux qui ne te connaissent pas, ceux qui n’entendent jamais parler de toi. Donne aux apôtres de notre temps d’être renouvelés de l’intérieur pour annoncer la Bonne Nouvelle au monde.

Notre Père

Oraison finale.





martes, 16 de diciembre de 2014

Visita del P. Laurent Tournier a Venezuela


En marco a la celebración de los 90 años y el TEFE venezolano, nos alegramos por la visita y colaboración de nuestro hermano Laurent Tournier, cjm, Superior Provincial de Francia. A quien agradecemos el esfuerzo por presentar a los candidatos en formación especial la temática de Constituciones.


Durante los días del 07 al 12 de diciembre de este año, el P. Laurent Tournier compartió la celebración de los 90 años de presencia eudistas en Venezuela y acompañó generosamente a los candidatos en formación, compenetrándose en nuestra cultura venezolana. 




Encerramento da Festa e Início dos Festejos do Centenário da Capela de Santa Luzia


Com a celebração de três missas,começando às 6 horas e terminando com uma, às 19 horas, depois de uma procissão, que percorreu várias ruas e avenidas dos bairros Luciano Cavalcante e Jardim das Oliveiras, ficaram encerrados, na noite passada, os festejos em honra a Santa Luzia, que levaram um número significativo de fiéis católicos e devotos da Santa que se preocupa com os nossos olhos.



A festa terminou com uma Missa campal, devido ao grande número de pessoas de todas as idades, presidida pelo padre Luís Gabriel Mendoza, que se mostrava satisfeito, “porque estamos encerrando o novenário que dá início às festividades comemorativas ao centenário da Capela de Santa Luzia. Mais alegre ainda, porque entregou aos paroquianos de São João Eudes, uma Capela totalmente restaurada. Foi uma reforma, que deixou o templo muito bonito, com ícones de santas mártires, como a própria Santa Luzia, uma área reservada para adoração ao Santíssimo Sacramento. Essa reforma contou com a presença de dom José Luís Gomes de Vasconcelos, bispo auxiliar de Fortaleza, que presidiu a solenidade, com uma celebração eucarística.

 

FESTA

Depois da celebração, que começou por volta das 19 horas, houve uma procissão, que teve a duração de mais de uma hora, passando pelas ruas e avenidas Antônio Rocha, Amador Bueno, Gaivotas, Padre Francisco Pita, Faustino de Albuquerque, João Luís Santiago e Senador Carlos Jereissati. A caminhada foi iniciada com um cântico de Santa Luzia, “protege os meus olhos, para que eu possa...” e seguiram-se outros, como Maria de Nazaré. Houve um momento de descontração, com música e o “Leilão dos Olhos Vivos”, com a oferta de muitas prendas, a maioria aves, especialmente galinhas.


 




Information for the Mission Circle Epiphany Celebration


The annual Mission Circle Epiphany Celebration is January 11, 2015 in the Coachella Valley.

All those interested in helping with the outreach to migrant farm workers in the area should

click here to download more details and to reserve a seat on the bus...

Also, whether or not you are able to go to the Coachella Valley, help is needed to sort and pack for the celebration on Saturday, January 10 at 9:00 a.m. in the parish hall.

For more information, please contact Katie Hodsdon at katie@stjames-stleo.com.



Fête de Noël Maison Générale CJM


Le 13 décembre, nous nous sommes réunis avec toute la communauté de la Maison générale pour célébrer ensemble la fête de Noël. Ce fut un moment partagé dans la simplicité et dans la joie.

 

Nous avons commencé par célébrer l'Eucharistie en action de grâces pour le don de la communauté, mais aussi pour les provinces et les projets de la CJM.


 

Puis, le P. Ernesto Torres a animé de manière originale la remise des cadeaux : chacun choisit un numéro, prend son cadeau en ayant soin qu’un autre ne lui enlève au tour suivant. Un temps de détente convivial. La rencontre s’est terminée bien sûr par un délicieux déjeuner préparé avec amour par notre chère Rosella.

 




Le lendemain, de nouveau, tous ensemble, nous avons fait une petite sortie culturelle en visitant la Domus Aurea, le palais de Néron. Ce fut une expérience intéressante que de parcourir tous les recoins de cette immense demeure.



Tous ces temps furent l’occasion de renforcer les liens d’amitié entre nous tous.