
“Lavorare per la vigna del Signore”, per “il sogno di Dio che è il suo popolo”: a questo è chiamato il Sinodo dei vescovi. E il Papa lo sottolinea nella sua omelia, ricordando che coltivare questo sogno richiede “molta cura”, “amore paziente e fedele”:
"Le Assemblee sinodali non servono per discutere idee belle e originali, o per vedere chi è più intelligente… Servono per coltivare e custodire meglio la vigna del Signore, per cooperare al suo sogno, al suo progetto d’amore sul suo popolo. In questo caso, il Signore ci chiede di prenderci cura della famiglia, che fin dalle origini è parte integrante del suo disegno d’amore per l’umanità".
Esistono, però, contadini che, “per cupidigia e superbia”, “non fanno il loro lavoro, ma pensano ai loro interessi”: e così la vigna produce “acini acerbi” e provoca “spargimento di sangue e grida di oppressi”, invece di giustizia e rettitudine:
"Cupidigia di denaro e di potere. E per saziare questa cupidigia i cattivi pastori caricano sulle spalle della gente pesi insopportabili che loro non muovono neppure con un dito (cfr Mt 23,4)".
“La tentazione di ‘impadronirci’ della vigna, a causa della cupidigia, non manca mai in noi esseri umani “, continua il Papa, perché “il sogno di Dio si scontra sempre con l’ipocrisia di alcuni suoi servitori”:
"Noi possiamo 'frustrare' il sogno di Dio se non ci lasciamo guidare dallo Spirito Santo. Lo Spirito ci dona la saggezza che va oltre la scienza, per lavorare generosamente con vera libertà e umile creatività".
Per “coltivare e custodire bene la vigna” del Signore, allora – è l’esortazione finale del Papa – “i capi del popolo”, “la classe dirigente” devono operare con “libertà, creatività ed operosità”, conformando “pensieri e progetti” al sogno di Dio di “formare un popolo santo”, che “porti tanti buoni frutti di giustizia”.
(Da Radio Vaticana)
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